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c è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera. 5
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle, 10
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell umida sera. 15
E`, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d oro.
O stanco dolore, riposa! 20
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
che gridi nell aria serena! 25
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l ebbero intera.
Né io& e che voli, che gridi, 30
mia limpida sera!
Don& Don& E mi dicono, Dormi!
Letteratura italiana Einaudi 98
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra& 35
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch io torni com era&
sentivo mia madre& poi nulla&
sul far della sera.
Letteratura italiana Einaudi 99
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
47. IN VIAGGIO
Si ferma, e già fischia, ed insieme,
tra il ferreo strepito del treno,
si sente una squilla che geme,
là da un paesello sereno,
paesello lungo la via: 5
Ave Maria&
Un poco, tra l ansia crescente
della nera vaporiera,
l addio della sera si sente
seguire come una preghiera, 10
seguire il treno che s avvia:
Ave Maria&
E, come se voglia e non voglia,
il treno nel partir vacilla:
quel suono ci chiama alla soglia 15
e alla lampada che brilla,
nella casa, ch è una badia:
Ave Maria&
Il padre a quel suono rincasa
facendo un passo ad ogni tocco; 20
e subito all uscio di casa
trova il visino del suo cocco,
del più piccino che ci sia&
Ave Maria&
Si chiude, la casa; e s appanna 25
d un tratto il vocerìo che c è;
si chiude, ristringe, accapanna,
per parlare tra sé e sé;
e saluta la compagnia&
Ave Maria& 30
O, tinta d un lieve rossore,
casina che sorridi al sole!
per noi c è la notte con l ore
Letteratura italiana Einaudi 100
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
lunghe lunghe, con l ore sole,
con l ore di malinconia& 35
Ave Maria&
Il treno già vola e ci porta
sbuffando l alito di fuoco;
e ancora nell aria più smorta
ci giunge quell addio più fioco, 40
dal paese che fugge via:
Ave Maria&
E cessa. Ma uno che vuole
velar gli occhi, pensar lontano,
tra gemiti e strilli e parole, 45
tra il frastuono or tremolo or piano,
ode il suono che non s oblia:
Ave Maria&
Con l uomo che va nella notte,
tra gli aspri urli, i lunghi racconti 50
del treno che corre per grotte
di monti, sopra lenti ponti,
vien nell ombrìa la voce pia:
Ave Maria&
Letteratura italiana Einaudi 101
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
48. MARIA
Ti splende su l umile testa
la sera d autunno, Maria!
Ti vedo sorridere mesta
tra i tocchi d un Avemaria:
sorride il tuo gracile viso; 5
né trova, il tuo dolce sorriso,
nessuno:
così, con quelli occhi che nuovi
si fissano in ciò che tu trovi
per via; che nessuno ti sa; 10
quelli occhi sì puri e sì grandi,
coi quali perdoni, e domandi
pietà:
quelli occhi sì grandi, sì buoni,
sì pii, che da quando li apristi, 15
ne diedero dolci perdoni!
ne sparsero lagrime tristi!
quelli occhi cui nulla mai diede
nessuno, cui nulla mai chiede
nessuno! 20
quelli occhi che toccano appena
le cose! due poveri a cena
dal ricco, ignorati dai più;
due umili in fondo alla mensa,
due ospiti a cui non si pensa 25
già più!
Letteratura italiana Einaudi 102
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
49. LA MIA MALATTIA
I
L altr anno, ero malato, ero lontano,
a Messina: col tifo. All improvviso
udivo spesso camminar pian piano,
a piedi scalzi. Era Maria, col viso
tutt ombra, dove un mio levar di ciglia 5
gettava sempre un lampo di sorriso.
A volte erano i morti, la famiglia
nostra& Io pian piano mi sentia toccare
il polso, e sussurrare:  Oh! la mia figlia!
sola! con nulla! con di mezzo il mare!  10
II
Quelle sere, Maria non, come suole,
pregava al mio guanciale, co suoi lenti
bisbigli, con le sue dolci parole:
dolci parole dette per gli assenti
al buon Gesù, dette per me: preghiere 15
perché in pace riposi e m addormenti.
Prega, e vuol ch io ripeta. Quelle sere,
nulla, o diceva: «Dormi, ch hai la voce
debole; è meglio ora per te tacere,
dormire; fatti il segno della croce». 20
III
Io pensava:  Ma dunque ella non crede
più, tanto? Che sarà della sua vita,
Letteratura italiana Einaudi 103
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
un vilucchio avvoltato alla sua fede? 
E pensando, alla mente illanguidita
io richiamava le devozioni 25
già dette con le mie tra le sue dita.
E ricordai che tra quei fiochi suoni
che a un Angiolo bisbiglia che li porti
su, c era il Requiem; c era anche: Vi doni
nostro Signore eterna pace, o morti! 30
IV
Morti che amate, morti che piangete,
morti che udivo camminar pian piano
nella mia, nella sua stanza a parete:
che sempre in dubbio d aspettare in vano
sempre aspettate con pupille fisse, 35
come il mendico, tesa ch ha la mano,
quelle preghiere; oh! sì, Maria le disse,
quelle preghiere, ma da sé, ma ebbre
di pianto, ma di là& che non sentisse
suo fratello, che aveva alta la febbre& 40
Letteratura italiana Einaudi 104
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
50. UN RICORDO
Andavano e tornavano le rondini,
intorno alle grondaie della Torre,
ai rondinotti nuovi. Era d agosto.
Avanti la rimessa era già pronto
il calessino. La cavalla storna 5
calava giù, seccata dalle mosche,
l un dopo l altro tutti quattro i tonfi
dell unghie su le selci della corte.
Era un dolce mattino, era un bel giorno:
di San Lorenzo. Il babbo disse: «Io vo». 10
E in un gruppo tubarono le tortori.
Esse là nella paglia erano in cova.
Tra quel hu hu, mia madre disse: «Torna
prestino». «Sai che volerò!» «Non correr
tanto: la tua stornella è appena doma». 15
«Eh! mi vuol bene!» «Addio». «Addio». «Vai solo?
non prendi Jên?» «Aspetto quel signore
da Roma& » «E` vero. Ti verremo incontro
a San Mauro. Io sarò sotto la Croce.
Tu ci vedrai passando». «Io vi vedrò». 20
E Margherita, la sorella grande,
di sedici anni, disse adagio: «Babbo& »
«Che hai?» «Ho, che leggemmo nel giornale
che c è gente che uccide per le strade& »
Chinò mio padre tentennando il capo 25
con un sorriso verso lei. Mia madre
la guardò coi suoi cari occhi di mamma,
come dicendo: A cosa puoi pensare!
E le rondini andavano e tornavano,
ai nidi, piene di felicità. 30
Mio padre palpeggiò la sua cavalla
che l ammusò con cenno familiare.
Riguardò le tirelle e il sottopancia,
Letteratura italiana Einaudi 105
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
e raccolte le briglie, calmo e grave,
si volse ancora a dire: «Addio!» Mia madre 35
s appressò con le due bimbe per mano:
la più piccina a lui toccò la mazza.
Egli teneva il piede sul montante.
E in un gruppo le tortori tubarono,
e si sentì: «Papà! Papà! Papà!» 40
E un poco presa egli sentì, ma poco
poco, la canna come in un vignuolo,
come v avesse cominciato il nodo
un vilucchino od una passiflora.
Sì: era presa in una mano molle, 45
manina ancora nuova, così nuova
che tutto ancora non chiudeva a modo.
Era la bimba che vi avea ravvolte, [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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